Marina Labartino

  • Marina Labartino : Sinossi: Gli studi sul "cambiamento" nell'analisi dei processi di acculturazione

    UNIVERSITÀ DEGLI STUDI GUGLIELMO MARCONI
    FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE
    CORSO DI LAUREA
    IN
    SCIENZE DELLA FORMAZIONE E DELL’EDUCAZIONE
    T E S I
    GLI STUDI SUL "CAMBIAMENTO"
    NELL’ANALISI DEI PROCESSI DI ACCULTURAZIONE


    Relatore Candidato
    Prof. Mauro Pacetti Maria Labartino
    Matr. SFO 01027/L19
    ANNO ACCADEMICO
    2011 – 2012


    L’impatto con Sociologia Generale è stato per la mia persona un vero e proprio “amore
    a prima vista”. Apprendere che diversi studiosi (a partire dalla seconda metà dell’800) si sono
    distaccati dal pensiero filosofico dell’antica Grecia per affrontare studi specifici e scientifici
    sui fenomeni moderni che hanno provocato un cambiamento della società umana ed hanno
    indagato effetti e cause in rapporto con l’individuo ed i gruppi sociali, è stata una rivelazione,
    utile non solo ad arricchire la mia cultura personale, ma soprattutto vantaggiosa per praticare
    al meglio la mia attività professionale.
    Il ruolo del giornalista che personalmente rivesto, è infatti quello di osservare in modo
    obiettivo, critico e costruttivo quanto avviene nella società attuale, evidenziarne le
    trasformazioni e poi diffondere le informazioni raccolte in modo che ciascun lettore possa
    giungere ad una opinione quanto più personale possibile, scevra da qualunque
    indottrinamento.
    Anche con il titolo di tesi è accaduta la stessa cosa: non appena mi è stato proposto ho
    già immaginato come avrei potuto svolgere la traccia in modo personalizzato: iniziare da
    un’analisi generale sul significato di acculturazione e sull’evoluzione della cultura e delle
    diversità culturali attraverso il pensiero di vari autori, per poi affrontare il tema
    dell’emigrazione internazionale, nazionale e locale entrando nello specifico di ciò che
    riguarda il processo di acculturazione nei vari ambiti.
    La storia dell’umanità è infatti storia di migrazioni che si ripetono e si rinnovano nel tempo,
    invertendo rotte e destini. Paesi un tempo di emigrazione, sono oggi mèta ambita di nuovi
    migranti alla ricerca di un mondo e di un avvenire migliori.
    L’altro ieri erano i “macaroni” che andavano all’estero, ieri i “terroni” diretti verso le regioni
    del nord Italia, oggi i “vu cumprà” che giungono in Italia dal nord Africa. Domani? Non lo
    sappiamo.
    Storie che riecheggiano degli stessi bisogni, ansie, paure, sogni. L’esperienza migratoria
    comporta la rivisitazione della propria identità non solo per i viaggiatori ma anche per le
    popolazioni locali, chiamate a confrontarsi con persone di cultura, costumi, stili di vita, modi
    di pensare, pratiche religiose differenti.
    La parte riguardante lo sviluppo dell’acculturazione circoscritta alla mia città di
    residenza è quella che più mi ha entusiasmato, poiché mi ha consentito di raccontare un
    percorso che mi coinvolge in prima persona: figlia di emigranti dalla Puglia in Piemonte, a
    mia volta, con la famiglia, emigrante di ritorno dal Piemonte in Puglia. La storia si ripete con
    la mia figlia minore: prima come studentessa fuori sede (due anni a Milano ed un anno in
    Erasmus a Murcia – Spagna), ora come cittadina comasca per lavoro.
    L’acculturazione per la mia famiglia è l’effetto della commistione di gioie e dolori, del
    bisogno di sostentamento ma anche della voglia di scoprire cosa ci potesse essere “oltre la
    siepe” spinosa dei rovi arrampicati sui “parieti” che attraversano la Murgia; il mantenimento
    dei legami con la propria cultura d’origine da un lato e la creazione di legami con la cultura
    d’accoglienza dall’altro, con la quale poter condividere orgogliosamente e generosamente il
    patrimonio di valori e conoscenze custodito nella mente e nelle gesta del susseguirsi di tante
    generazioni.
    Il presente lavoro si è mosso quindi nella prospettiva di dimostrare che solo la
    conoscenza rappresenta il miglior antidoto verso atteggiamenti di intolleranza e può
    promuovere un’educazione alla mondialità e all’intercultura.
    Quindi dopo aver raccolto il materiale per me più adatto a rappresentare il significato
    di acculturazione, la storia e le cause dell’emigrazione, le reazioni dei gruppi sociali, il
    processo di acculturazione nella storia delle nazioni, le difficoltà interculturali tra stranieri e
    italiani, ho fatto una cernita notevole circa quello che meglio avesse potuto descrivere il
    processo di acculturazione legato agli abitanti della mia città di residenza, non solo
    riguardante i tanti coratini sparsi nel mondo ma anche soffermandomi sul processo di
    integrazione degli stranieri approdati a Corato.
    La tesi si sviluppa quindi in otto capitoli.
    Nel primo capitolo – Acculturazione, Cultura e Cambiamento sociale - si parte dal
    significato del termine “acculturazione”, ci si addentra nei meandri del binomio
    acculturazione/ trasformazione e acculturazione/inculturazione e infine si affronta il tema
    dell’etnocentrismo, del relativismo culturale e del conflitto culturale riportando il pensiero di
    vari autori, in particolare approfondendo la teoria di Durkheim sul cambiamento sociale.
    Nel secondo capitolo – Le migrazioni - l’attenzione è rivolta al processo migratorio e
    alle sue cause, tra cui l’implosione demografica europea e l’esplosione demografica dei paesi
    poveri.
    Nel terzo capitolo – Influenza dei gruppi sul processo di acculturazione - vengono
    descritti i vari tipi di gruppo sociale, si analizzano i processi elementari nei gruppi e le
    relazioni nei rapporti ingroup e outgroup, secondo Tonnies Summer. Nei modelli di relazioni
    etniche si affrontano le cause delle disuguaglianze che producono discriminazione, stereotipi
    e pregiudizi, fino a sfociare nel razzismo, per cui è parso opportuno individuare strategie di
    convivenza.
    Il quarto capitolo – Il processo di acculturazione nella storia delle Nazioni – analizza
    la prima acculturazione americana consumata, in seguito all’impresa di Cristoforo Colombo,
    dagli spagnoli in America Latina, e poi allarga lo sguardo al melting pot (crogiuolo) degli
    Stati Uniti (compreso quello legato agli aspetti gastronomici), Germania, Francia, Inghilterra.
    Nel capitolo quinto – Il processo di acculturazione italiano - si affronta il processo
    circoscritto alla situazione nazionale: la migrazione interna italiana, dalle regioni del sud
    verso quelle del nord, legata al miracolo economico degli anni ’60, con il racconto del
    percorso di una famiglia italiana, migrante dalla Puglia al Piemonte e poi viceversa: la
    dolorosa ambientazione dovuta al raddoppiato, lacerante sradicamento da entrambe le città di
    residenza (Corato-Torino-Corato), dove i membri avevano costruito e dovuto lasciare legami
    affettivi ed amicali molto forti.
    Il sesto capitolo – Difficoltà interculturali fra stranieri e italiani - riporta il punto di
    vista degli stranieri sui modi di fare degli italiani. Atteggiamenti che spesso creano
    incomprensione e, quando si incontrano culture molto diverse tra loro, danno origine a
    situazioni comiche surreali, complicando la vita dei protagonisti. Infine si analizzano i
    movimenti sociali ed il mutamento sociale dovuto sia al processo di modernizzazione, sia alle
    leggi sull’immigrazione ancora in via di definizione, spesso contraddittorie e difficilmente
    applicabili.
    Il settimo e l’ottavo capitolo sono focalizzati sul processo di acculturazione circoscritto
    alla città di Corato.
    Nel settimo capitolo – L’acculturazione dei coratini nel mondo - si comincia
    raccontando la prima emigrazione verso gli USA e l’Argentina (inizi ‘900) e si prosegue con
    quella attuata dai pionieri della colonizzazione in Cirenaica durante il regime fascista (1920).
    Nel secondo dopoguerra il raggio dell’emigrazione e del relativo processo di
    acculturazione si amplia, coinvolgendo Venezuela, Brasile e Francia. Negli anni ‘60, durante
    il boom economico, la scelta cade sulle metropoli del Nord Italia. Il fenomeno ha luogo fino
    agli anni ’70, poi si assiste al rientro di molti emigranti che danno una spinta propulsiva
    all’economia locale.
    Certamente costoro sono risultati importanti per la città di Corato tanto quanto i
    cittadini residenti. Grazie a loro spesso è stato possibile il superamento di atavici ritardi nello
    sviluppo e l’entrata nella “modernità”.
    Non solo rimesse economiche dunque, ma anche una disponibilità a vedere le cose in
    modo meno rigido e tradizionale. Molti degli imprenditori e dei professionisti che si sono
    affermati a Corato vengono proprio da un’esperienza di emigrazione e di lavoro all’estero.
    Dopo meno di un trentennio di latenza, il fenomeno riprende a ridosso del 2000. Questa
    volta non sono “le braccia” a partire, bensì “i cervelli”. A tale proposito si riportano due
    esperienze di migrazione/acculturazione in quel di Milano nonchè il risultato di una indagine
    demografica che attesta una netta diminuzione della popolazione attiva coratina compresa tra
    i 20 ed i 40 anni di età. Presumibilmente proprio coloro che, non avendo trovato occupazione
    adeguata alle loro aspettative e titoli di studio e non rientrando nelle liste dei “raccomandati”
    di qualche politico, sono andati a vivere altrove.
    Il capitolo ottavo – L’acculturazione degli stranieri a Corato - è dedicato ad una
    analisi demografica comparativa della città di Corato nel decennio che va dal 2001 al 2011.
    Essa evidenzia il cambiamento sociale dovuto all’aumento del numero degli immigrati
    stranieri. Si riportano due interviste riferite ad altrettanti rappresentanti delle comunità estere
    più rappresentate a Corato, quella rumena e quella araba. Si sottolineano i tentativi di
    integrazione promossi attraverso la gastronomia, la musica e le danze popolari da parte di
    cittadini privati ed associazioni laiche e religiose, l’accoglienza fornita dal Centro di Ascolto
    e dallo Sportello Lavoro attivi presso la Caritas ed il servizio mensa e docce gratuiti gestito
    dal Centro Aperto Diamoci una Mano. Si rileva, infine, l’atteggiamento poco attento da parte
    dell’amministrazione comunale che, salvo qualche contributo meramente assistenziale, non
    riesce ancora a predisporre azioni tangibili volte all’integrazione sociale e culturale delle
    molte centinaia di stranieri residenti.
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