Quando i clandestini eravamo noi

PUBBLICATO SETTEMBRE 2019


QUANDO I CLANDESTINI ERAVAMO NOI


Nell’ultima domenica di settembre la Chiesa celebra la Giornata del migrante e del
rifugiato e anche Corato ha voluto dedicare uno spazio all’argomento con un evento
tenutosi ieri sera, sabato 28 settembre, presso lo Sporting Club.
Dopo il saluto di Danila Tempesta, presidente dello Sporting club di Corato, ha preso la
parola la moderatrice della serata dott.ssa Marina Labartino, giornalista, direttore
responsabile de LO STRADONE fino a giugno di quest’anno.
«Con questo evento, che accende i riflettori sul tema dell’emigrazione, si vuol
ripercorrere un pezzo di storia della nostra Corato che ha visto, in più occasioni nei vari
decenni, tanti concittadini lasciare il paese natio ed “espatriare” in altre terre alla ricerca
di un futuro migliore», ha detto la dott.ssa Labartino, ribadendo i numerosi articoli e
interviste a sua firma pubblicati sul mensile LO STRADONE.
A seguire l’intervento del relatore prof. Pasquale Tandoi, noto studioso di storia locale,
che si è soffermato su quanto narrato nell’opuscolo edito dalla scuola secondaria di I
grado “L. Santarella” di Corato, “Quando i clandestini eravamo noi”, rinveniente dal
progetto Pon 2007/2013 “Fare storia con i documenti”, pregevolissimo lavoro di ricerca
curato dal prof. Tandoi e dalla tutor prof.ssa Maria Lobascio nell’anno scolastico 2010-
2011 che, tra le diverse fonti, cita anche LO STRADONE.
36 pagine in cui si racconta l’emigrazione coratina nel mondo, nel periodo che va dal
1902 al 1959, attraverso la quale il fenomeno migratorio locale viene messo in relazione
con gli eventi storici nazionali e internazionali.
«Il primo coratino di cui si ha notizia certa e che può essere considerato il pioniere di
Corato negli USA –ha detto il prof. Tandoi- è Giuseppe Ruggiero che sbarcò a New York
il 5 luglio 1902. Dopo di lui in circa 15 anni, furono 1091 gli uomini che emigrarono in
America e 309 le donne. Negli anni ’20 diminuirono a 1215, ma ben 3686 furono i
coratini che scelsero la Francia come nuova meta.
Durante il fascismo le emigrazioni furono bloccate, poi incentivate verso la Libia. Per
colonizzare la Cirenaica furono inviate sei famiglie coratine. Nel secondo dopoguerra i
coratini che continuarono ad emigrare verso la Francia furono 2545 e verso gli USA 490.
In particolare nel decennio tra il 1950 e il 1959 emigrarono 4.500 coratini. Il Venezuela,
con 1134 migranti, sostituirà al secondo posto gli USA (490), mentre la Francia
conserverà il suo primato con 2545 concittadini che si stabilirono a Grenoble, in assoluto
la città del mondo dove esiste la più numerosa colonia di coratini all’estero».
“È il ritmo incessante – ha aggiunto la moderatrice della serata– di una umanità da
sempre in cammino, curiosa dell’ignoto, tesa alla ricerca di un luogo dove la vita,
diventata finalmente dignitosa, valga la pena di essere vissuta”
L’altro relatore prof. James Smith presidente dell’associazione Atelier Genealogique di
Marsiglia, interprete, traduttore e genealogista si è soffermato sulla ricerca degli
antenati coratini della signora Francine Amato Canepa (http://www.lostradone.it/francineamato-
da-marsiglia-cerca-parenti-biologici-a-corato/)
Una ricerca durata due anni che, partita da Marsiglia, dove risiede la signora Francine,
si è snodata in tutta la Provenza francese e lungo gran parte dell’Italia, trovando il punto
d’arrivo nella nostra Corato.
«Perché attraverso l’analisi del DNA –ha detto il prof. Smith- è certo che i membri della
famiglia di Francine siano coratini, giunti in Francia durante l’emigrazione degli anni ’20.
Migliaia i documenti da me consultati che a Corato hanno interessato gli archivi della
Chiesa Matrice, l’anagrafe comunale e la biblioteca. In quest’ultimo luogo mi sono
imbattuto nell’opuscolo edito dalla scuola media Santarella e sono rimasto affascinato
dai racconti riportati».
Smith e Canepa Amato hanno poi tradotto il testo in francese e intendono diffonderlo
nell’edizione bilingue francese/italiano tra le comunità francesi con soci di origini
italiane. Grazie al coinvolgimento dell’ “Associazione Coratini di Grenoble e dintorni”,
presieduta da Victor Tarantini, del COM.IT.ES. di Lione e di Jean Philippe Di Gennaro, il
progetto è a buon punto.
La dott.ssa Labartino ha concluso l’evento con una riflessione «Spero che i nostri figli
possano trovare la propria realizzazione e gratificazione economica, professionale e
personale, qui a Corato, ma se ciò non fosse possibile, possano custodire le proprie
radici, mantenere integra la propria dignità e sentirsi comunque, senza disagio o
disonore, in qualunque luogo, cittadini del mondo. Spero anche che le generazioni future
possano saper accogliere con sentimenti cordiali chi giunge da terre lontane e non si
lascino influenzare dai pregiudizi perché ciò che ci diversifica è solo la cultura, la nostra
e la loro, entrambe preziose e degne di convivere nel rispetto l’una dell’altra».

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